LA ÉTICA Y LA RETÓRICA DEL "BIEN COMÚN"

9524929876? Profilo = RESIZE_710x

Per coloro che tendono a orientare la propria esistenza lasciando l'illusione "di una permanenza personale nel mondo della materia" per dedicarsi alla direzione in cui le proprie azioni possono influenzare in senso positivo in una sorta di comune senso evolutivo, quindi verso un beneficio della comunità (a partire da quella più vicina a quella che consente la portata dell'azione) il tema del “bene comune” rappresenta ovviamente una certa attualità.

In questo periodo storico abbiamo sentito spesso parlare di questo argomento in connessione con molte circostanze, a volte con un criterio di realtà ea volte a fini speculativi.

Sono molti i casi in cui, con un richiamo esplicito o mal mascherato al "bene comune", abbiamo cercato, e spesso siamo riusciti, di introdurre (da parte dei responsabili sociali) politiche che poco avevano in comune con un vero e proprio percorso evolutivo. benessere per la popolazione in generale o per "categorie" o "segmenti di popolazione" in particolare, o per indirizzare "l'opinione pubblica" (o ciò che viene pubblicato) e potremmo ricordare molti casi.

Tra i più eclatanti ci sono:

1) quelle delle “guerre umanitarie”, orchestrate sullo sfondo “… le facciamo per i diritti umani, per la protezione delle popolazioni, per la lotta al terrorismo, per la democrazia, ecc…” poi (per il “ bene comune").

2) le battaglie condotte per evitare l'immigrazione spontanea di persone colpite da povertà, guerre, malattie, dittature, ecc., verso coste più sicure, negando il processo storico che aveva generato le condizioni da cui fuggono e giustificandosi sempre con lo sfondo” . . Lo facciamo per combattere il traffico di clandestini, per la legalità, ... insomma sempre per "il bene comune", dimenticando che riportare questi esseri umani alle loro condizioni iniziali o impedire il loro sbarco su coste più sicure equivale a una sentenza e, spesso, la sua morte prematura.

Potrei continuare ad elencare i numerosi processi di trasformazione e "liberalizzazione" dell'economia che hanno prodotto un progressivo e inarrestabile processo di impoverimento e mancanza di futuro nelle popolazioni e così via, sempre con lo sfondo "creiamo benessere per la popolazione." popolazione, la ricchezza poi si diffonde (?), cioè "per il bene comune".

Oggi stiamo vivendo una fase di crisi sanitaria in cui è ricomparso con forza questo concetto, cioè che un certo comportamento possa o meno "essere in linea" con un'idea o una formulazione di quello che dovrebbe essere il "bene comune". ". .

È chiaro che tale formulazione non deriva da un patrimonio storico collettivo, quindi il concetto è difficilmente contestabile, poiché l'esperienza precedentemente prodotta ha dimostrato l'inequivocabile vantaggio di un certo comportamento e lo svantaggio di un altro, ma piuttosto deriva da aspettative e ipotesi. legati a risultati non ancora prodotti o che non si stanno producendo. Mi riferisco ai vaccini attualmente in uso per combattere la malattia covid (in pratica il cosiddetto mRna messaggero o adenovirus) e le opzioni contro le quali ognuno può trovarsi nella condizione di doversi vaccinare o meno.

In altre parole, stiamo assistendo ad un martellamento costante e onnipresente attraverso il quale si cerca di introdurre categorie "etiche e morali" rispetto ad una scelta che, soprattutto, deve basarsi su conoscenze e informazioni prevalentemente di natura medico/scientifica che giustifichino it e per i quali non esistono dati che evidenzino un "vantaggio inequivocabile" personale e sociale e, al contrario, si manifestano incertezze manifeste sia in termini di "vantaggio personale" che "sociale". Negare ciò, quindi, la possibilità che vi possano essere formulazioni di comportamenti differenti, crea uno stato di “accusa” di chi non aderisce a queste campagne di vaccinazione come se fosse “insensibile al bene comune” e di “linciaggio morale” che di conseguenza, diventa fonte di discriminazione. Ma chi è il proprietario del "bene comune"? C'è forse un "ente" o un "ente" a cui viene dato (da chi non lo sa) il potere di stabilire quale dovrebbe essere un comportamento "corretto" a questo scopo? Se entriamo nel campo della "Religione", cioè il campo che, a prescindere dalle valutazioni del bene comune che si inquadrano nell'ambito di una visione soggettiva, c'è qualcosa di "più grande" che può stabilire questo e quello è univoco (come se fosse un comandamento divino). a chi è dato (da chi non lo sa) il potere di stabilire quale dovrebbe essere un comportamento "corretto" a questo scopo? 

Se collochiamo questo "major" nel campo della "Scienza Ufficiale", cioè quello che viene prodotto e affermato da aziende farmaceutiche e adottato da enti regolatori per interessi misti e non da ricerche indipendenti basate su esperienze "vive" e siamo non operiamo per liberare l'essere umano da "condizioni oppressive", ma al contrario lavoriamo per il mantenimento di queste condizioni.

I parallelismi "artificiali" con precedenti esempi di campagne di vaccinazione "riuscite" (contro morbillo, vaiolo, tubercolosi, ecc.) non tengono conto dei diversi contesti e delle diverse tecniche (erano patogeni con poca o nessuna variabilità, i vaccini erano già ampiamente collaudati, ecc.) e non  “reggono” proprio in virtù di quel patrimonio storico acquisito tanto da indicare con pochissimi dubbi il loro reale “bene comune”.

Tuttavia, il “segnale” che questo irrefrenabile “tam tam” verso il bene comune arriva dalle stesse sfere di potere che da sempre lo utilizzano per imporre le proprie decisioni irrazionali avrebbe dovuto suonare come un avviso, ma sembra che anche negli ambiti più “disincantati” dalla retorica del sistema ci siano molti per i quali questo avviso non sia suonato.

L'esercizio della "pressione morale" del bene comune sembra in questo caso, al di là della buona fede nelle intenzioni originarie di chi lo promuove, sembra appartenere più alla "retorica" ​​che all'"etica" del bene comune, soprattutto se è accompagnato da un discredito morale (l'accusa di "egoismo" è implicita) e dalla sottovalutazione degli argomenti che mettono in discussione questa stessa pressione.

Alberto cappella

 

Enviadme un correo electrónico cuando las personas hayan dejado sus comentarios –

¡Tienes que ser miembro de humanistas para agregar comentarios!

Join humanistas

Comentarios

  • No hay una verdadera ética cuando los políticos o las empresas y grandes corporaciones hablan del bien común, ya no me fio ni un pelo. Vivimos en un sistema dominado por el beneficio personal y por el valor del dinero y ya hemos perdido la confianza en esas palabras vacías: "lo hago por ti, es por tu bien, seamos solidarios, nadie quedará atrás".

    Prefiero guiarme por mi intuición y me surge una sopecha cuando es evidente que no están claros los motivos de esta "dictadura sanitaria", cuando vemos que ganan los de siempre, que aumenta la pobreza y la desigualdad a la par que las grandes empresas multiplican astronomicamente sus beneficios y los derechos humanos se ven extremadamente vulnerados. No seamos ingenuos y pensemos por nosotros mismos. ¿A dónde nos quieren llevar? ¿A un mundo de autómatas insensibles, controlados y sumisos? Ya está bien !!!

    • Victoria, el mismo sentimiento de desconfianza (no perjudicial sino prudencial) me ha llevado desde el inicio de esta crisis sanitaria (que es más que asistencial sanitaria pero que afecta a toda la organización social) a verificar "paso a paso" cada decisión y cada " información "de los líderes sociales y me hizo comprender las enormes contradicciones y mentiras que usaron y sirven para" domesticar "las mentes y gracias al instinto al que te refieres. Te agradezco el aporte

This reply was deleted.